Questo studio si collega a quello effettuato nel lavoro n. 80 (L'Unione Europea attraverso i suoi media. Content analysis di 28 testate elettroniche). Una serie di analisi multivariate ha ribadito che la maggior parte degli stati di rilevanza UE rientra nel novero delle nazioni con situazione socioeconomica privilegiata rispetto al resto del mondo. Un'aggregazione, ottenuta utilizzando la Mutua informazione attesa quale misura di dissimilarità e un metodo aggregativo basato sugli insiemi sfocati, ha generato tre gruppi. Il primo è costituito dal pubblico di quotidiani elettronici la cui struttura editoriale è prossima a quella del londinese The Times, e include Die Presse (A), De Telegraaf (NL), Jyllands-Posten (DK), Svenska Dagbladet (S), Le Soir (B), Corriere della Sera (I), Postimees (EST), Právo (CZ), Pravda (SK), Dnevnik (SLO), Gazeta Wyboczra (PL), Diena (LV). Il secondo fa riferimento al parigino Le Monde, e include Hürriyet (TR) e Népszabadság (H). Il terzo gruppo, che fa capo al tedesco Die Welt (D), coinvolge ABC (E) e Adevärul (RO). Soltanto pochi quotidiani, che vengono esaminati separatamente nel lavoro, trovano difficoltà ad aggregarsi. Se l'esistenza di 22 lingue diverse può causare preoccupazione circa la possibilità di formare una cultura europea comune, il presente studio (specialmente grazie a riflessioni scaturite dall'elevata complessità fattoriale rintracciata), indica che i gusti massmediologici dei 28 pubblici sono sufficientemente analoghi per generare una fondata speranza che tale obiettivo possa raggiungersi, e in tempi più brevi di quanto non permetta l'usuale divenire dei processi culturali, nel rispetto e quindi nel mantenimento delle tradizioni dei singoli paesi.
(*) An aggregation, obtained using the Expected mutual information as measure of dissimilarity and a clumping method based on the fuzzy sets, generated three groups. The first is constituted by the audience of electronic newspapers whose publishing structure is next to that one of the Londoner The Times, the second makes reference to the Parisian Le Monde, the third is near the German Die Welt. If the existence of 22 various languages can cause worry about the possibility to form one common European culture, this study (especially thanks to reflections about the high factorial complexity), indicates that the mass-mediological tastes of the 28 audience are sufficiently analogous in order to generate a founded hope that such objective can be caught up, and in times shorter than those of the usual cultural processes, in the respect and therefore in the maintenance of the traditions of the single countries.