INCIPIT
Lunedì
Nik, lo psicologo Nicola Aquamonti, si destò con un poderoso starnuto. “Spero di non avere svegliato Pam”, pensò, mentre apriva il pacchetto dei fazzolettini di carta. Il raffreddore e l’indolenza della vacanza in montagna lo trattenevano a letto, mentre il suo cervello voleva che si alzasse. Aveva fatto le ore piccole con la sua Pamela, la sera prima. Lei meritava proprio un poco di svago, dopo quello che le era capitato nel pomeriggio di domenica.
Gli venne in mente il suo racconto, che l’aveva messo in fortissima tensione. Lo ripassò col pensiero, e rivide tutto quanto l’accaduto. Pamela gli aveva spiegato che stava correndo tranquilla, seguendo il percorso ginnico predisposto dall’ufficio del turismo. Un bell’itinerario, per un tratto a bordo del torrente, e poi disegnato per inerpicarsi nel verde fiorito e nel silenzio della montagna. Nik non c’era perché era già un poco raffreddato, e lei aveva insistito che non rischiasse di peggiorare le sue condizioni. A un certo punto – e Pamela aveva raccontato questo freddamente, senza un minimo di apprensione palese – due uomini si misero a correre con lei. Vide che non erano vestiti da jogging, e si pose subito in guardia. La insospettì il fatto che i due non le sorridevano cercando di corteggiarla in qualche modo. No, erano seri, e si vedeva che avevano qualcosa in mente. Qualcosa di brutto.
Pamela accelerò la corsa, ma quelli le tennero dietro bene, anche scambiando qualche motto fra di loro, in una lingua straniera. Allora lei rallentò e si fermò in una piccola radura accanto a un ruscello, come per voler bere. Ma non si avvicinò alla fonte. In effetti, aveva scelto quello spiazzo per potere, in caso di necessità, operare al meglio con le arti marziali che ben conosceva, visto che ne era istruttrice. Attese che i due le si facessero vicini e poi domandò: “Cosa volete?”, tanto per evitare di commettere qualche errore. Perché aveva già pensato a come fare per abbatterli, uno dopo l’altro. Ma avrebbero anche potuto non essere dei malintenzionati, soltanto due stupidotti, e non voleva rischiare di fargli male.
Capì quando allungarono le mani, ridacchiando. Se volessero derubarla o violentarla, o entrambe le cose, Pamela non stette a chiederselo. Afferrò il braccio del primo, lo torse e con un colpo d’anca gli fece fare un volo di alcuni metri, dritto nel torrente. Il secondo era rimasto immobile, sorpreso. Pamela gli fece segno, come di starsene buono. Ma lui, dopo un attimo di indecisione, estrasse un coltello di tasca. Lei con la coda dell’occhio vide l’altro che stava arrivando di corsa. Zoppicava, grondante d’acqua. Pamela balzò inaspettatamente di lato e i due uomini si scontrarono. Il coltello ferì a un braccio l’individuo bagnato, e lui imprecò, infuriandosi. Ma non contro il suo compare che l’aveva colpito, bensì contro Pamela. La ragazza si guardò intorno. Vide un pezzo di ramo a terra e pensò di raccoglierlo. Ma non fece in tempo. I due le si avvicinarono, questa volta col proposito di farle davvero male, magari anche di ucciderla, perché erano imbestialiti. Allora assunse automaticamente la classica posizione del karateka. I due uomini si guardarono e si misero in una posizione simile, anche se, vide Pamela, più rozza, più elementare. In quel momento comprese che si trattava di fuorusciti, disertori di qualche esercito in guerra, addestrati al combattimento corpo a corpo. Capì che non doveva sbagliare.
La scena adesso si era trasformata, con quei due da un lato e Pamela dall’altro, che si muovevano lentamente in circolo, assumendo le pose plastiche tipiche delle arti marziali. Lei pensò in un attimo che non poteva lasciare a loro l’iniziativa. Quelli se ne intendevano, e sicuramente non avevano timore di uccidere. Decise in un lampo di ricorrere a un colpo segreto, che aveva provato centinaia di volte, ma sempre contro fantocci a grandezza naturale, perché era troppo pericoloso. Chiese forza a se stessa, concentrandosi sul suo respiro, e spiccò un salto improvviso. I due rimasero immobili, senza sapere come difendersi, perché non avevano mai visto una mossa simile, una mossa difficilissima e inaspettata.