Nicola Aquamonti e i ricconi

Nicola Aquamonti e i ricconi

INCIPIT

Lunedì

C'era calma, nell'aria. E calma nel mare. Il sole illuminava la riviera di una luce calda e piacevole, e sembrava che instillasse gioia nella gente che passava sorridendo. Erano da poco suonate le dieci al campanile della bella chiesa in stile barocco quando Nik e Pamela uscirono dalla camera d'albergo. Avevano fatto un'abbondante colazione, ora avrebbero passeggiato un po' per i vicoli che sapevano di pesce e poi si sarebbero recati in spiaggia, per una vacanza che li avrebbe rilassati e premiati di tutto il lavoro che avevano svolto quell'anno. Dopo una mezz'ora di passeggio, si accorsero che non avevano parlato se non di lavoro. Il caso Tizio, il caso Caio, il caso Sempronio, il caso Mevio. Eppure avevano sorriso quando due coniugi li avevano superati discutendo i problemi del proprio negozio, come se non fossero in vacanza; e un tale aveva dichiarato di volersene tornare in città per riposarsi davvero, abituato com'era al tran tran lavorativo di tutti i giorni. Si fermarono e si guardarono: "Ma stiamo facendo anche noi come loro, Nik. Stiamo discutendo di lavoro! Ne parliamo tutto l'anno, evitiamo di farlo anche qui!". Lo psicologo scoppiò a ridere: "D'accordo, promesso. Se uno accenna al lavoro, l'altro deve bacchettarlo!". Si abbracciarono e proseguirono festosi verso lo stabilimento balneare. D'improvviso un'auto lanciata a forte velocità passò talmente rasente al marciapiede su cui stavano camminando che Pamela dovette fare un salto per portarsi al sicuro. Stava proprio per mettere un piede sull'asfalto, e soltanto i suoi formidabili riflessi la salvarono dall'essere investita. Nik scrutò la targa della macchina, ma non riuscì che a vedere un paio di numeri, un 8 e un 2. Pamela era un poco scossa. Lui la tranquillizzò con lo sguardo, mentre varie persone inveivano contro il folle che aveva attraversato il piccolo centro a quella velocità. "Gli hai preso la targa?". "No, Pam. Non ci sono riuscito. Ho solo letto un 8 e un 2"."Numeri fortunati", si sentì dire. Si voltarono e videro un arzillo signore di una sessantina d'anni, dal viso simpatico. Lo ripeté: "Numeri fortunati. Due numeri pari, uno contiene ben 4 volte l'altro, che è ancora un numero pari: una femminilità repressa che vuole emergere. Così spinge l'acceleratore, per vincersi".Nik sorrise,pensando di trovarsi di fronte a un collega un poco estroso. L'uomo vestiva un elegante completo di lino bianco e aveva il viso un poco arrossato dal sole, con due occhi penetranti che guardavano attraverso degli occhiali quasi invisibili. Pamela non seppe trattenersi: "Una diagnosi rapida", disse ammiccando. E lui, di riscontro: "Rapida e felice. I numeri non sbagliano mai! Certo, bisogna saperli leggere". Dovevano attraversare la strada, ma tutti e tre rimanevano sul marciapiede, come legati da un interesse comune. Questo autorizzò il signore in bianco a presentarsi. Si tolse il panama pure bianco, con il nastro color tabacco, e disse: "Sono il professor Levi, Davide Levi. Vi ho riconosciuti subito, dottor Aquamonti e dottoressa Assorri. Per questo mi sono permesso...". Nik e Pamela gli tesero la mano e lui le strinse. "Mi rendo conto che la numerologia fuoriesca dal dominio scientifico abituale", aggiunse Levi. "Ma ho voluto darvi un campione di quanto può fare. Sarebbe bellissimo se lei controllasse con i suoi... metodi, dottor Aquamonti, se quanto di psicologico si desume dai numeri trova riscontro scientifico". Nik stava per rispondere, ma Pamela osservò subito, sia pure sorridendo: "Siamo in vacanza".