I dubbi di Aquamonti

I dubbi di Aquamonti

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Omaggio dell’Autore e dell’Editore. Volume cartaceo esaurito

INCIPIT

Lunedì

Il sole stava per nascondersi dietro alle montagne. Il rosso fuoco del cielo prometteva che anche domani sarebbe stato bello. Tutto filava liscio come l'olio: la moneta nazionale teneva, l'inflazione era a livelli molto bassi, l'allarme disoccupazione era rientrato, i politici non litiga­vano e il suo lavoro gli rendeva bene. Insomma, una situazione quasi ideale.

Ma lo psicologo Nicola Aquamonti, Nik per gli amici, non era tran­quillo. Perché lo tormentava il dubbio. “Il dubbio è del Maligno”, l'avevano avvertito. Il dubbio spinge a fare cose che non si farebbero. E lui lo sentiva dentro di sé, fortemente.

Non voleva cedere al dubbio. Però la sua mente razionale non riu­sciva a liberarsene. Si affacciava pian piano l'idea di interrogarsi. Inter­rogarsi profondamente, sino a raggiungere il fondo del suo animo, per trovare una risposta.

Si alzò dalla sedia su cui stava a disagio. Quasi una necessità di muovere il corpo fisico, prospettando l'entrata in quello immateriale.

L'aveva provato altre volte, seguendo l'insegnamento di Carl Gu­stav Jung e portandolo avanti. Sempre ne aveva ottenuto risposta, e risposta assennata, saggia. Ma la pratica gli sottraeva energie, e il suo organismo ne pativa. Perciò aveva ridotto di molto queste incursioni nel proprio intimo, che pure tanto gli erano di aiuto, lo appagavano con i consigli che la sua entità profonda gli offriva.

Andò in bagno, con la scusa di radersi. Si era già fatto la barba co­me tutte le mattine, ma cercava dei pretesti per distrarsi. Si osservò allo specchio. Due occhiaie testimoniavano del suo faticoso pensare, pensa­re al dubbio. Si mise distrattamente a pettinarsi. Si lavò i denti, tanto per fare qualcosa. Poi uscì dal bagno e si diresse verso la sua camera da letto da scapolo. L'arredamento era molto lineare, pulito, e non c'erano vestiti, maglie, biancheria fuori posto. Tutto era bene ordinato nei cas­setti e negli armadi. Non gli piaceva il disordine. Amava avere ogni situazione sotto controllo.

Si distese sul letto. Cercava di rilassarsi, in ogni caso di uscire dal turbamento del dubbio. Chiuse gli occhi, ma li riaprì quasi subito. De­siderava sapere, avere una risposta al più presto. Non poteva rimanere in quell'incertezza che gli faceva male come una sofferenza fisica.

Lo squillo del telefono lo ripiombò nella realtà quotidiana. «Ciao», disse semplicemente la voce, ma la riconobbe subito. Una voce dolce, inconfondibile, quasi in contrasto con il temperamento deciso, quasi duro, della ragazza. Che però nascondeva una natura romantica. «Ciao, Pam», rispose lo psicologo.

Pamela Assorri non aveva mai vinto concorsi di bellezza semplice­mente perché non vi aveva mai partecipato. Questa era la convinzione di Nik, e non solo la sua. Alta, slanciata, elegante nel suo portamento, non sembrava quello che era. L'avresti detta una modella. Invece il suo lavoro principale consisteva nel tradurre testi filosofici inglesi per edi­tori specializzati, grazie alla sua laurea con lode in filosofia e qualche anno a Oxford. Un bellissimo cervello in un bellissimo corpo, avresti potuto definirla....